ESPERIENZE DI MIELE: IL DONO DELLE API
di Rosa Rinaldi
ALL’INIZIO ERA IL CAOS
Sembrava un sibilo di vento, poi il ronzio sempre più vicino, un rumore di guerra come disse un ragazzo, ci impedì di uscire dalla serra. Si andava formando davanti a noi uno sciame così grande da lasciarci senza parole, forse attirato dalla distesa dei fiori o dal profumo inebriante delle robinie che nascondono la ferrovia. I miei alunni si erano fatti attenti e silenziosi come nessun argomento delle mie lezioni era mai riuscito a fare. La loro attenzione già mi rendeva grata alle api, in realtà, tutto quello che ci bloccava spaventati, stava per aprire infinite strade.
I miei studi di agrotecnico non mi furono di grande aiuto in quelle circostanze e, d’altronde, ancora oggi ritengo che troppo poco di tecnica apistica si insegni nelle scuole di agraria.
Con un velocissimo passaparola arrivò l’amico del conoscente del collega…un vero apicoltore. Una persona speciale che con gesti esperti e sicuri (a mani nude), prima del tramonto, era riuscita a trasformare quel meraviglioso grappolo di insetti in un ordinato via vai sul predellino di una vecchia e sgangherata arnia. Per giorni e giorni quell’arnia fu al centro dei nostri pensieri e di molti progetti.
Dopo quindici anni e vari restauri, cambi di colore è la numero 1 del nostro apiario che, agli sgoccioli di questo buon inverno, conta 118 casette.
VALENZA SPECIFICA DELL’ALLEVAMENTO E ACCUDIMENTO DELLE API
Conciliare la presenza delle api in una fattoria sociale non è stato facile ma non avevo dubbi che potesse diventare il miglior percorso di pet therapy.
Gli altri animali presenti nella fattoria, infatti, pongono difficoltà dal punto di vista morale perché la privazione della libertà mal si concilia con i percorsi educativo-didattici. Non parliamo poi delle domande dei bambini: Dove andranno i maialini e le caprette?
Le api volano libere e da molto tempo l’allevamento razionale ha risolto il problema dell’apicidio. Sono orgogliosa di “allevare” animali in modo etico.
ARRICCHIRE IL SAPERE
Il percorso didattico, che svolgo in aula solo nei giorni di pioggia, si basa, come ogni studio di scienze naturali, sull’osservazione in campo delle unità didattiche esposte.
Molto è stato scritto sugli aspetti socializzanti dell’agricoltura, attività, non fosse altro che per la necessità di tante mani, inevitabilmente sociale. L’apicoltura offre ancora di più!
La possibilità di tenere insieme aspetti economico-imprenditoriali, non meramente occupazionali, con i tempi del sociale e percorsi individualizzati di persone che entrano, escono, tornano, ripartono. Tutto ciò che ruota intorno all’apicoltura da reddito, forma, mantiene e potenzia con grande flessibilità, abilità lavorative difficilmente collocabili in altri contesti più strutturati.
Inoltre è indubbio che l’apicoltura permette di esprimere anche il bisogno di contatto personale con l’ambiente naturale e questo favorisce il benessere psicofisico individuale.
L’incontro tra sapere scientifico e l’esperienza diretta suscita l’autentica curiosità ed è un buon punto di partenza per il rispetto verso il tutto che ci circonda.
Fa parte di questa sfera anche la soddisfazione legata alla produzione diretta (filiera corta) di un alimento, il miele, che convoglia storia, tradizioni e saperi antichissimi che l’hanno valorizzato nel tempo.
API CREATIVE
Anche il ragazzo più demotivato trova un ambito tutto e solo suo nel laboratorio creativo delle api che, nel tempo, ha dato spazio anche alle persone che della campagna non vogliono saperne.
All’inizio è stata la soluzione di una questione molto pratica: stiamo parlando di persone con impedimenti di vario tipo fortemente limitanti, ma ora l’esperienza ha messo in luce tutte le potenzialità delle arti visive.
Questo laboratorio è organizzato da volontari i cui percorsi di vita e professionali sono talmente articolati e diversi e il cui impegno speso e l’investimento umano è così importante che, se dovessimo remunerarle, non ci basterebbe tutto il miele che produciamo.
Il laboratorio, partendo dalla necessità pratica di colorare le arniette di fecondazione e le arnie per la vendita dei nuclei, ha toccato aspetti interdisciplinari difficilmente percorribili da persone così diverse per età e problematiche.
Differenziare le arnie ha permesso di scoprire come e cosa vedono le api e di affrontare l’affascinante argomento del loro linguaggio.
I colori del miele, come fare un’etichetta, il rapporto con il cliente e il senso del denaro sono stati alcuni dei molteplici spunti affrontati dagli allievi del centro di formazione professionale.
Il gruppo di lavoro delle “api creative” è uno dei punti di forza della fattoria sociale perché vendendo il miele si parla e si racconta la nostra storia, è la bottega della vita, dei progetti e dei sogni.
Al fine di non perdere il senso di continuità, la forza di sentirsi parte integrante e integrata di un gruppo di lavoro vero, anche gli utenti e i volontari che gestiscono il punto vendita visitano l’apiario di tanto in tanto. Sono uscite informali, di svago, di osservazione che ci fanno ritrovare i frutti della fantasia nelle arnie e nelle casette multicolori.
EMOZIONI MOTIVANTI
Il mio ruolo di conduttore dell’apiario sociale non è sempre facile, appassionante e romantico. Spesso mi sono sentita sola contro…la varroa.
I trattamenti che incubo!
Gocciolato, sublimato, vaschette, gel, spugnette, spruzzini e fornelletti, troppo caldo, troppo freddo, confinamenti della regina, in gabbia, nel melario, telaini tripartiti e, se sbagli un giorno, è il V…arroa day!
E con l’ossalico al prezzo dello Chanel n.5 non si sa dove si andrà a finire.
Non dimenticherò mai il rogo purificatore contro la peste americana e il buon nome della fattoria sociale esposto all’albo pretorio.
Ho trovato molte risposte nel veterinario di riferimento della mia ASL, il dottor Bressan.
Un professionista che è riuscito a coniugare il suo percorso di studi, la ricerca di apicoltura, la predisposizione all’insegnamento con il suo ruolo istituzionale di controllo.
Ancora oggi, dopo dieci anni, le visite del veterinario in apiario mi lasciano con il fiato sospeso. Quando guarda i telaini di covata delle mie api e, con fare circospetto, punge le cellette, mi tremano le mani e aspetto il verdetto…bellissima covata, Rosi! E io mi sento la regina!